sabato 21 luglio 2012


L'impingement di spalla

La sindrome da impingement o sindrome da conflitto sub acromiale
L’articolazione della spalla è, composto da omero scapola e clavicola e si raccorda in due articolazioni fondamentali: la gleno-omerale e l'acromion-claveare.
La cuffia dei rotatori è un gruppo muscolare formato da quattro muscoli: il sovraspinato il sottospinato, il piccolo rotondo ed il sottoscapolare. Quando tali muscoli si contraggono determinano l’innalzamento, la rotazione interna o quella esterna del braccio. Il tendine superiore della cuffia dei rotatori, cioè il tendine del muscolo sovraspinato, passa al di sotto dell'osso che svolge rappresenta il “tetto”dell'articolazione della spalla, ossia l'acromion



In alcuni soggetti lo spazio tra la superficie inferiore dell'acromion e la testa dell'omero, detto spazio sub-acromiale, risulta essere piuttosto esiguo. I tendini della cuffia dei rotatori e l'annessa borsa ( la borsa sub-acromio-deltoidea, detta anche borsa SAD,un cuscinetto che funge da ammortizzatore tra i tendini ed il sovrastante l'acromion), vengono letteralmente compressi da un movimento “ a schiaccianoci” nei movimenti di abduzione ed elevazione del braccio, dando vita alla cosiddetta sindrome da impingement o sindrome da conflitto sub acromiale. Inoltre, talvolta si presentano delle conformazioni dell’acromion particolarmente prominenti che favoriscono questo meccanismo di conflitto. Questo meccanismo provoca una situazione d’infiammazione cronica dei tendini della cuffia dei rotatori, in particolar modo del sovraspinato, che possono andare incontro a lesioni da usura, anche totali, in prossimità della loro inserzione sulla testa omerale.
La sindrome da conflitto è caratterizzata da importante sintomatologia algica diurna e notturna ed impotenza funzionale. Ne sono colpiti non solamente gli individui anziani, per un fenomeno di degenerazione della cuffia dei rotatori legato all’età, ma anche soggetti giovani praticanti attività sportiva che comportino l’esecuzione sistematica di gesti di elevazione e rotazione del braccio, come i pallavolisti, i tennisti od i nuotatori.
La diagnosi di lesione della cuffia dei rotatori necessita di un accurata valutazione clinica corroborata da un esame di imaging (risonanza magnetica od ecografia). L’esame clinico si basa essenzialmente su di alcuni test specifici che evocano il conflitto meccanico esistente tra i tendini della cuffia e l’acromion della scapola Generalmente la risonanza magnetica o l’ecografia forniscono la prova definitiva dello stato patologico in cui versano dei tendini della cuffia.
Il primo approccio di una sindrome da conflitto è di tipo conservativo e tende a ristabilire un sufficiente spazio sub acromiale contestualmente al rinforzo dei muscoli della cuffia. In caso di fallimento del piano conservativo, occorre prendere in considerazione una possibile risoluzione di tipo chirurgico. L’approccio chirurgico prevede, nel caso di un acromion ispessito o una protuberanza ossea sull'estremità dell'acromion che determina conflitto, una rimozione mediante tecnica chirurgica artroscopica. Nel caso in cui sussista anche una rottura dei tendini della cuffia occorrerà procedere ad una sua ricostruzione. Qualora sia necessario riparare chirurgicamente la cuffia si rende necessaria, in alcuni casi, un’incisione di cinque centimetri subito al di sopra del tendine rotto che era stato precedentemente individuato artroscopicamente.
Dopo interventi di minima la spalla deve essere tenuta a riposo tramite un semplice sistema di sospensione di tipo “sling”. Se invece l’intervento ha dovuto riparare una rottura totale della cuffia dei rotatori, la spalla deve esser totalmente immobilizzata tramite un apposito sospensore, che comunque consente di mobilizzare il gomito, il polso e la mano, pur mantenendo il braccio in una posizione che facilita una buona circolazione e riduce lo stress a livello dei tessuti riparati.
In funzione della tecnica chirurgica utilizzata il programma riabilitativo prevedrà una fase iniziale di massima protezione per consentire la cicatrizzazione dei tessuti riparati, a cui faranno seguito un secondo periodo di mobilizzazione passiva ed un terzo periodo finale basato sulla mobilizzazione attiva ed il rinforzo muscolare. Nei quadri di minore severità il piano riabilitativo ha una durata di due o tre mesi, mentre nei casi di ricostruzione di una rottura massiva della cuffia possono rendersi necessari anche sei mesi. Il successo finale dipende molto dalla determinazione e dalla capacità del paziente nel seguire con la massima compliance suo programma riabilitativo.

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