giovedì 29 marzo 2012



LA RIABILITAZIONE DOPO INTERVENTO DI PROTESI DI SPALLA















La sostituzione protesica dell'articolazione gleno-omerale trova il suo campo applicativo in una serie di patologie della spalla che vanno dall'acuto al cronico. E' ovvio pensare che, nonostante il protocollo riabilitativo preveda gli stessi tempi tra i vari pazienti che giungono all'indicazione protesica per cause diverse, differenti saranno gli accorgimenti da utilizzare e altrettanto diverso sarà il risultato finale.
Il protocollo riabilitativo prevede i seguenti tempi:
1° fase:           0 - 30 gg                    mobilizzazione passiva su tutti i piani
2° fase:           30 - 45gg                   inizio lavoro attivo assistito in piscina
3° fase:           dal 45gg in poi         inizio rinforzo muscolare con elastici
Nel trattamento post-chirurgico si attuano degli accorgimenti in relazione al tipo di protesi e al tipo di patologia.
ENDOPROTESI- Abbiamo la sostituzione protesica della testa dell'omero. La glena non presenta caratteristiche tali da indicarne una sostituzione protesica.
ARTROPROTESI- è presente una sostituzione   sia della componente omerale che di quella glenoidea. Una delle caratteristiche di tali pazienti è rappresentata dalla "buona qualità" dei tessuti molli (cuffia dei rotatori).
PROTESI INVERSA-sulla cavità glenoidea viene applicata una glenosfera, mentre la porzione prossimale dell'omero assume la forma della glenoide. Questa protesi trova applicazione in quei pazienti con cattiva qualità dei tessuti molli periarticolari. Per consentire un maggior movimento attivo,si modifica l'anatomia spostando il fulcro dell'articolazione, ciò favorisce   una leva muscolare del   deltoide   vantaggiosa.
ARTROSI- il paziente affetto da artrosi primaria giunge ad una indicazione chirurgica dopo anni di fasi dolorose alternate a fasi di minor dolore. In questo periodo vi è una sofferenza dei tessuti molli.
Maggiore è la sofferenza di questi tessuti, minore sarà la capacità di compiere un movimento attivo funzionale.
FRATTURA- conseguentemente ad un trauma diretto che produce una frattura pluriframmentaria, il paziente passa da una situazione di benessere "muscolo scheletrico" ad una situazione di alterazione ossea in presenza di integrità muscolare. La capacità di un movimento funzionale è legata all'integrità dei muscoli della cuffia dei rotatori.
ARTRITE REUMATOIDE- Questa malattia interessa sia la parte articolare che quella muscolare
NECROSI- Il trofismo muscolare è legato al prolungarsi della patologia che nella sua evoluzione conduce ad una progressiva riduzione della funzionalità in presenza di una integrità delle fibre muscolari.
MOBILIZZAZIONI PASSIVE: il fisioterapista dovrà mantenere una presa prossimale per evitare stress dell'osso al di sotto dello stelo protesico. Anche nelle rotazioni è utile porre attenzione per gli stessi motivi, specialmente con pazienti anziani che presentano osteoporosi. I movimenti di compenso scapolo-toracici dovranno essere frenati moderatamente in particolar modo nella protesi inversa. In questo tipo di protesi l'azione di leva può esprimersi a livello della vite inferiore di fissaggio con eventuale rottura della stessa. Il recupero della maggiore mobilità possibile, favorisce una minor usura glenoidea e ottimizza il lavoro della cuffia dei rotatori.
RINFORZO MUSCOLARE: nei pazienti che presentano lesioni massive della cuffia, il rinforzo sarà rivolto ai muscoli abbassatori dell'omero e ai fasci anteriori del deltoide. In presenza di una integrità parziale o completa   dei muscoli della cuffia dei rotatori , sarà indispensabile coinvolgere questi muscoli all'interno del programma riabilitativo nei tempi e nei modi descritti da Jobe.
Per concludere: le diverse variabili rappresentate,   principalmente dalla tipologia della protesi, dalla patologia che ha condotto ad una indicazione protesica, dalle caratteristiche qualitative dei tessuti molli, ecc, conducono a risultadi diversi in termine di funzionalità.

mercoledì 28 marzo 2012


PROTESI D'ANCA,   RITORNO A CASA.

























IL RITORNO A CASA

Il ritorno a casa può avvenire in ambulanza o in automobile. Nel caso si decida di tornare con l'automobile è importante che sia spaziosa; il paziente si posizionerà sul sedile anteriore che verrà tirato in dietro il più possibile, verrà reclinato lo schienale e posizionato un cuscino sulla seduta, tutto questo per evitare di flettere l'anca oltre i 90°.
La seguente è una lista degli accorgimenti che conviene predisporre per il proprio ritorno a casa subito dopo l’intervento di artroprotesi di anca.
Ovviamente i pazienti che vengono trasferiti direttamente in un centro riabilitativo e che tornano a casa in un secondo momento non hanno bisogno di mettere in atto buona parte dei consigli seguenti:
-          per il primo periodo lavarsi solo nella doccia. Applicare dei poggiamano specifici nella doccia ed un tappeto anti scivolo
-          poggiamano sulle scale eventualmente presenti nell’appartamento
-          predisporre una sedia comoda con braccioli e la possibilità di metterci un cuscino per evitare di flettere troppo l’anca
-          comprare un rialzo per il water da utilizzare nel primo mese
-          calzascarpe con manico lungo per evitare di flettere troppo l’anca nel mettersi le scarpe
-          esistono una serie di strumenti che possono essere utili: prendi-oggetti meccanico o bastone per mettersi le calze
-          se si ha ancora difficoltà nel fare le scale predisporre per i primi giorni un letto al piano terra
-          rimuovere tutti gli oggetti per terra inclusi i fili elettrici
-          assicurarsi che i tappeti non scivolino o, meglio, rimuoverli nel primo periodo.


Non indossare pantofole o ciabatte











Indossare calzature chiuse
Indossare calzature chiuse











La punta non tocca terra prima del tacco. Il passo segue lo schema tacco punta
La punta non tocca terra prima del tacco. Il passo segue lo schema tacco punta













Il passo segue lo schema tacco punta
Il passo segue lo schema tacco punta













Non sedersi con i piedi larghi e le ginocchia vicine
Non sedersi con i piedi larghi e le ginocchia vicine












Ci si siede con i piedi vicine e le ginocchia larghe
Ci si siede con i piedi vicine e le ginocchia larghe













Non flettere il busto quando si è seduti
Non flettere il busto quando si è seduti














Corretta posizione per sedersi: flessione del busto < di 90°
Corretta posizione per sedersi: flessione del busto < di 90°














non accavallare le gambe
non accavallare le gambe














non raccogliere oggetti da terra
non raccogliere oggetti da terra














non incrociare le gambe
non incrociare le gambe













mantenere le gambe divaricate
mantenere le gambe divaricate













non sdraiarsi sull'arto operato
non sdraiarsi sull'arto operato














non sdraiarsi senza spaziatore tra le gambe
non sdraiarsi senza spaziatore tra le gambe















sdraiarsi sul fianco con lo spaziatore tra le gambe
sdraiarsi sul fianco con lo spaziatore tra le gambe














non salire con la gamba operata
non salire con la gamba operata













sale prima la gamba sana
sale prima la gamba sana















non scendere con la gamba sana
non scendere con la gamba sana















scende la gamba operata
scende la gamba operata












RIABILITAZIONE CARDIOLOGICA



Riabilitare il Cuore

elettrocardiogrammaLa riabilitazione cardiologica è un percorso volto a garantire una buona condizione psicofisica dopo un evento cardiaco acuto, in tempi notevolmente ridotti rispetto al passato.
Il percorso ha inizio immediatamente dopo la degenza ospedaliera ed è indicato in tutti i pazienti che hanno subito:
- infarto del miocardio
- rivascolarizzazione mediante angioplastica o by-pass aorto coronarici
- interventi chirurgici per patologie congenite o acquisite
- angina stabile, claudicatio intermittens
- scompenso cardiaco
- trapianto di cuore
L’ obiettivo principale è un recupero funzionale rapido, per poter tornare alla vita normale nel più breve tempo possibile.

lunedì 26 marzo 2012



RIEDUCAZIONE POSTURALE GLOBALE





R.P.G.

La Rieducazione Posturale Globale (di seguito RPG) è una metodica riabilitativa di valutazione e trattamento delle patologie che colpiscono l'apparato locomotore. Essa fornisce un valido contributo alla definizione della diagnosi funzionale.
Philippe E. Souchard, traendo spunto dai suoi lavori di ricerca e dalla pratica clinica quotidiana, tra la fine degli anni settanta e l'inizio del 1980 ha elaborato in Francia questa metodica riabilitativa basata su tre principi fondamentali: Individualità - Causalità - Globalità
Partendo dalla organizzazione in catene muscolari e dalla inevitabile relazione meccanica funzionale che si stabilisce tra distretti diversi del corpo, la RPG consente di approfondire la conoscenza delle problematiche specifiche di ogni paziente in modo individuale.
Il paziente viene considerato come una unità funzionale: la RPG utilizza una serie predefinita di "posture terapeutiche" e le applica in modo "globale" e progressivo con l'obiettivo di raggiungere un riequilibrio funzionale precedentemente compromesso; il lavoro si sviluppa attraverso l'allungamento e/o il rilasciamento tonico delle catene muscolari ipertoniche responsabili del controllo posturale.
Tramite l'applicazione delle stesse "posture terapeutiche" è possibile individuare la relazione di causa ed effetto (sotto l'aspetto biomeccanico), stabilire l'origine del problema ed eliminarlo.
Attraverso lo studio della biomeccanica, osservando la funzione statica e dinamica del sistema tonico-posturale (come due facce della stessa medaglia), è possibile valutare le relazioni tra le caratteristiche anatomiche e fisiologiche del corpo umano.
La possibilità di adattare il trattamento terapeutico in forma individualizzata consente di applicare la RPG su un gran numero di condizioni patologiche, di favorire il recupero del corretto allineamento posturale, della flessibilità muscolare, della eliminazione della sintomatologia dolorosa e ristabilire la funzione grazie alla stretta connessione esistente tra forma, struttura e funzione

domenica 25 marzo 2012


 FISIOLOGIA DELL'APPARATO RESPIRATORIO

    Fisiologia della respirazione
La fisiologia della respirazione consta di una serie complessa di processi integrati e coordinati che sono fondamentali per mantenere la stabilità dell'ambiente interno. Il normale funzionamento del sistema respiratorio assicura ai tessuti un adeguato apporto di ossigeno (O2) e la pronta rimozione dell'anidride carbonica.
Inoltre, questo processo ed i meccanismi di controllo devono tutelare il mantenimento dell'omeostasi nonostante la variabilità delle condizioni ambientali e delle richieste dell'organismo.
Il sistema respiratorio è composto da un insieme integrato di processi regolati che comprendono:
- ventilazione polmonare
- scambio e trasporto di gas
- regolazione della ventilazione polmonare da parte dei centri nervosi.


    Ventilazione polmonare
La ventilazione polmonare è un termine tecnico per indicare ciò che più semplicemente viene chiamato "respiro" che consta di due fasi:
1- fase di inspirazione, che consente di inalare aria nei polmoni, durante la quale i polmoni si espandono, il diaframma e i muscoli intercostali si contraggono
2- fase di espirazione, che permette la fuoriuscita di aria dai polmoni, durante la quale i polmoni si contraggono, il diaframma e i muscoli intercostali si rilassano.


L'aria penetra nel nostro apparato respiratorio grazie alla contrazione dei muscoli inspiratori. L'espirazione è un fenomeno passivo.
L'aria fluisce fuori e dentro dai polmoni grazie all'esistenza di un gradiente pressorio che causa appunto il movimento dei fluidi.
In condizioni standard, l'aria atmosferica ha una pressione di 760 mm Hg, quando la pressione atmosferica è più grande della pressione all'interno dei polmoni, si avrà la fase dell'inspirazione, mentre quando il gradiente pressorio all'interno dei polmoni diviene più grande della pressione atmosferica, si avrà la fase dell'espirazione.
Durante l'inspirazione, il diaframma si contrae, si abbassa e si appiattisce producendo l'aumento dell'asse verticale del torace. La contrazione dei muscoli intercostali solleva l'estremità anteriore di ciascuna costa. Ciò permette di sollevare lo sterno aumentando il diametro antero-posteriore e traverso del torace.
Alla fine dell'atto respiratorio, e prima che abbia luogo la nuova inspirazione, la pressione intratoracica è inferiore di circa 4 mm Hg, rispetto a quella atmosferica.
Quando aumentano le dimensioni del torace, questo trascina con sé i polmoni a causa delle forze di coesione tra la pleura viscerale e quella parietale.

RIABILITAZIONE  RESPIRATORIA





La Riabilitazione Respiratoria è una branca della medicina che, attraverso trattamenti multidisciplinari personalizzati, mira a migliorare il danno secondario di svariate patologie respiratorie cercando di recuperare il paziente ad uno stile di vita indipendente e di reintegrarlo, possibilmente, nel contesto socio-familiare e lavorativo.
Afferiscono all’Unità Operativa i pazienti affetti dalle seguenti patologie: 
- BPCO ed enfisema polmonare
- Asma bronchiale
- Insufficienza respiratoria in ossigenoterapia a lungo termine 
- Patologie neuromuscolari: sclerosi alterale amiotrofica (SLA), distrofie muscolari ecc.
- Fibrosi cistica 
- Bronchiettasie 
- Fibrosi polmonari idiopatiche e secondarie 
- Preparazione e recupero da interventi chirurgici sul torace (riduzione volumetrica, trapianto polmonare, neoplasie) 
- Pazienti critici, provenienti da terapie subintensive e rianimazioni, tracheostomizzati e/o in terapia parenterale, in ventilazione meccanica pressometrica e volumetrica
    Tali pazienti, che dal solo trattamento medico non possono più ottenere miglioramenti, vanno naturalmente avviati a pratiche riabilitative che consentano un ripristino della funzione polmonare e l’eventuale reinserimento nel contesto sociale.