giovedì 21 marzo 2013


Bendaggio funzionale




Che cos’è un bendaggio funzionale
Il bendaggio funzionale è un presidio di contenzione dinamica che, utilizzando bende adesive estensibili ed inestensibili opportunamente combinate e disposte, si propone di ottenere la protezione ed il sostegno di strutture muscolo - tendinee e/o capsulo-legamentose.


Un bendaggio funzionale richiede l’uso di materiali combinati ed utilizzati in modo diversificato:

  • bende adesive estensibili
  • bende adesive inestensibili
  • compresse di gomma schiuma
  • salvapelle
  • maglia tubulare distensibile di rifinitura
Il bendaggio nasce da una differente combinazione di due tipi di bende e la prevalenza di un tipo sull’altro è in rapporto alla funzione che il bendaggio deve espletare dando priorità alla componente inestensibile se si vuole privilegiare la contrazione e la tenuta.

Viene utilizzato materiale adesivo ipoallergenico, per evitare reazioni cutanee locali, e dotato di buona adesività in quanto lo stretto rapporto fra cute e benda è fondamentale per la validità e la tenuta del bendaggio nel tempo. La cute viene adeguatamente preparata, con accurata depilazione o con impacco di etere o sostanze simili per sgrassare e ripulire la cute stessa da eventuali residui inerti, a beneficio della tenuta. 

Le compresse in gomma schiuma vengono utilizzate in quei casi in cui può essere necessario rendere più efficace un’azione compressiva locale (vedi lesioni muscolari acute), un’azione di sostegno (ad esempio, volta longitudinale o trasversa anteriore del piede), un’azione di scarico (ad es. per sollevare l’appoggio calcaneare). La maglia tubulare ha un uso di rifinitura estetica e di maggiore stabilità dell’impianto.

Il bendaggio funzionale è una tecnica di immobilizzazione parziale volta a ridurre i tempi di guarigione rispetto alle metodiche di immobilizzazione tradizionali. Un’articolazione viene infatti messa in scarico, sostenuta, compressa o stabilizzata, limitandola soltanto nella direzione di movimento dolorosa o patologica e permettendo, contemporaneamente, il resto dell’articolarità esente da dolore. Grazie a tale metodica si riesce quindi ad accelerare di molto il reinserimento nell’attività di vita quotidiana o lavorativa , e risulta pertanto particolarmente utilizzata, soprattutto nel settore sportivo.

Nella pratica applicativa è necessario conoscere il movimento che ci interessa limitare (ad es. : l’inversione nella caviglia) e soprattutto su quale piano avviene. Di fondamentale importanza nel confezionamento del bendaggio, e quindi relativamente alla sua efficacia, è l’abilità tecnica dell’operatore che deve infatti avere un’ottima conoscenza dell’anatomia e della biomeccanica, nonché della eziopatogenesi della lesione recente.


Il bendaggio funzionale può essere utilizzato per scopi preventivi, terapeutici o riabilitativi.
Nella prevenzione, viene utilizzato normalmente per la gara e l’allenamento ed ha la precisa finalità di proteggere le strutture potenzialmente più vulnerabili.
Tale vulnerabilità generalmente può dipendere da squilibri posturali, instabilità croniche secondarie a pregressi eventi traumatici, carichi iterativi submassimali cronici ad effetto lesivo cumulativo.
I bendaggi preventivi devono sempre essere rimossi dopo la gara o l’allenamento.
Nel trattamento, i bendaggi terapeutici vengono usati in seguito a lesioni traumatiche acute (es. presidio integrativo ma non sostitutivo di eventuale apparecchio gessato ) o microtraumatiche croniche (es. tendinosi) in cui il danno anatomo-patologico è contenuto o assente. Il fine è quello di ottenere la guarigione clinica della lesione evitando l’immobilizzazione totale. 

Nella riabilitazione i bendaggi vengono usati quando, ottenuta la guarigione strutturale della lesione (indipendentemente dalla gravità e dal tipo di trattamento) , si vuole ottenere un precoce ripristino della completa articolarità, della vigilanza propriocettiva e della coordinazione motoria.



Il bendaggio funzionale ha funzioni di sostegno, scarico, compressione, stabilizzazione, supporto psicologico , antalgico.
Sostegno: Protegge le singole strutture capsulolegamentose da insulti patomeccanici;
Scarico: Ammortizza le sollecitazioni distrattive agenti sulle unità motorie;
Compressione: Esercitare un’azione pressoria che si oppone alla formazione di eventuale versamento o ematomi muscolari;
Stabilizzazione: Potenzia la funzione di contenzione di legamenti ipovalidi, insufficienti o comunque vulnerabili sotto lo stress del carico sportivo - mantenere attiva la propriocettività).
Propriocezione: Mantiene attiva la propriocezione e l’esterocezione attraverso la stimolazione meccnica (pressori) continua dei recettori.

L’atleta protetto dal bendaggio ritrova più rapidamente quel senso di sicurezza indispensabile per una maggiore vigilanza soggettiva ed un migliore rendimento atletico.

Legata al relativo riposo funzionale prodotto dal bendaggio sulla struttura lesa. Viene molto apprezzata dall’atleta e dal tecnico poiché favorisce un rapido reinserimento dell’atleta all’attività sportiva a causa della riduzione del sintomo avvertito.


PERCHE' MUOVERSI FA BENE


L'importanza dell'esercizio fisico per la nostra salute si intuisce anche solo partendo dal dato opposto: l'inattività fa male. Indagini scientifiche condotte su intere categorie sociali hanno dimostrato come la vita sedentaria metta a rischio il sistema cardiovascolare e non solo quello.
Capire meglio perché il nostro organismo tragga vantaggio dal movimento è importante, anche per scegliere e organizzare una pratica fisica che abbia le caratteristiche giuste per le necessità di ognuno. Per questo cercheremo di esaminare in dettaglio i rapporti tra attività fisica e prevenzione di alcune malattie e vi forniremo esempi significativi di come si costruisca un programma di allenamento "su misura" per ognuno.
Più movimento, meno rischi
Cominciamo con alcuni concetti generali. Il primo effetto dell'attività fisica è l'incremento della richiesta di ossigeno da parte dei muscoli. Il cuore risponde velocizzando la propria attività, aumenta cioè la frequenza cardiaca. Questo fattore aiuta a tenerlo in forma, ma può anche favorire la ripresa dopo un infarto o un intervento chirurgico.
Ma l’esercizio fisico è importante anche per altri motivi. Contribuisce a tenere sotto controllo l’ipertensione e svolge anche un’azione positiva sul metabolismo, favorisce l’assorbimento degli zuccheri, prevenendo quindi il diabete, previene l’eccessivo accumulo di colesterolo nelle arterie e favorisce lo smaltimento del grasso in eccesso. Tutti questi dati sono stati verificati con studi scientifici. Ad esempio, per citare un dato generale, è stato calcolato che una persona in buona salute che faccia cinquanta chilometri di corsa alla settimana ha un rischio di infarto ridotto del 50 per cento rispetto a un soggetto sedentario. Ma già facendone trenta il rischio scende del 38 per cento. Prima di vedere più in dettaglio l'effetto, dell'esercizio fisico sui fattori di rischio cardiovascolare vale la pena di citare almeno un altro effetto particolare, che riguarda in particolare le donne e una patologia di grande diffusione: l'osteoporosi.
L’osteoporosi è dovuta al fatto che la massa minerale ossea, che cresce fino ai trent’anni e resta grosso modo stabile fino ai quaranta, comincia a ridursi. A una certa età, soprattutto nella donna, le ossa diventano più fragili e aumenta il rischio di fratture. Sia il punto più alto di massa minerale ossea che si riesce a raggiungere, sia poi la sua caduta lenta o veloce, dipendono dall’attività fisica svolta nel corso della vita. Infatti i minerali si depositano su una matrice proteica, il cui sviluppo dipende dalla forza di gravità (gli astronauti soffrono molto della perdita di massa minerale ossea), ma anche dalle trazioni muscolari, che sono stimolate durante la pratica sportiva. L’osteoporosi può quindi essere prevenuta e limitata con un’attività fisica svolta in modo costante durante la vita.
Esistono evidenze del benefico effetto dell’attività fisica regolare anche sul rischio di alcuni tumori, come le neoplasie del colon e del retto, della mammella, dell’utero e della prostata. L’attività fisica migliora il funzionamento del colon e favorisce una peristalsi (ossia un processo digestivo) più vivace, riducendo quindi il tempo di contatto di sostanze potenzialmente cancerogene con la mucosa intestinale. Fare sport inoltre aiuta a eliminare certe quote di ormoni che favoriscono l’insorgenza dei tumori: gli estrogeni nella donna (per il tumore dell’utero e della mammella), androgeni nell’uomo (tumore della prostata).
Perché si dimagrisce
C’è un aspetto spesso considerato importante nella pratica sportiva: la possibilità di dimagrire o almeno di mantenere la linea. Per capire come l'attività fisica può intervenire sul controllo del peso, innanzitutto togliamo di mezzo un equivoco: non è sudare molto che fa dimagrire. L’acqua e i sali minerali che si perdono sudando devono essere reintegrati. Dimagrire invece significa perdere grasso.
In realtà, quindi, ci sono nello sport molti altri fattori che aiutano a dimagrire. Innanzitutto il metabolismo rimane elevato per varie ore anche dopo il tempo dedicato all'attività fisica, quindi si bruciano i grassi mentre si corre, ma si consuma di più anche nelle ore successive.
Inoltre esiste un meccanismo generale che va considerato. Chi si mette a dieta di solito ha lo svantaggio che il suo metabolismo basale (le energie che si spendono a riposo) si riduce. Se si calcola di mangiare meno di 1.500 calorie per dimagrire, all’inizio funziona, poi il metabolismo basale si adatta e anche quelle 1.500 calorie diventano troppe. Se contemporaneamente, però ,ci si mette a fare attività fisica di tipo aerobico, questo fenomeno dell’abbassamento del metabolismo basale non si verifica. Anzi rimane sempre un pochino più alto: quello che si spende a riposo rimane un po’ più della norma, e anche questo aiuta a dimagrire.
C’è un metodo per calcolare quanto grasso si può bruciare ad esempio con una corsa: si moltiplica il numero dei chilometri percorsi per il peso di un soggetto in chilogrammi e si divide per 20.
Quindi, se un soggetto pesa settanta chili e fa dieci chilometri di corsa:
70 per 10 diviso 20 = 35. Dunque sono 35 i grammi di grasso consumati.
Per correre 10 km ci vuole circa un’ora, quindi è molto impegnativo: se si consumano solo 35 grammi di grasso, sembrerebbe sproporzionato lo sforzo in rapporto a quello che si perde. Ma bisogna considerare che, oltre a bruciare grasso la corsa alza il metabolismo basale facendo consumare di più anche al corpo a riposo.
Ipertensione sotto controllo
Chi soffre di ipertensione ha più difficoltà nell'attivita fisica perché la pressione alta provoca una maggiore spesa energetica al muscolo cardiaco. Infatti, l'indurimento dei vasi, tipico del soggetto iperteso, comporta una fatica maggiore da parte del cuore e durante l'esercizio fisico questa fatica cresce ancora di piu. Quindi va ridotto lo sforzo.
Attenzione anche allo sforzo improvviso ed eccessivo La brusca immissione in circolo di sostanze (come l'adrenalina e la noradrenalina, che peraltro favoriscono la prestazione sportiva) con azione fortemente ipertensiogena produce una crisi ipertensiva, che provoca un rapido aumento dei valori della pressione arteriosa (avvertita dal soggetto con sintomi quali cefalea pulsante, vertigine, talora nausea e senso di oppressione respiratoria) e determina un super lavoro acuto per il cuore per i vasi.
L’attività fisica utile per il controllo dell'ipertensione deve essere quindi di tipo aerobico (ossia con aumento della richiesta di ossigeno all’esterno). Le attività aerobiche sono esercizi come la camminata veloce, la corsa senza troppo sforzo, il ciclismo o il nuoto non agonistici. Durante queste attività i muscoli e il cuore vengono sollecitati, ma il consumo di ossigeno non supera mai la capacità di respirazione. Il cuore impara quindi a reagire ai cambiamenti di ritmo e a rispondere a sollecitazioni di un aumento di attività in armonia con i cambiamenti nella velocità del flusso del sangue e di respirazione.
Gli effetti sul tasso di colesterolo
Le dislipidemie (ossia l’eccesso di colesterolo e trigliceridi nel sangue) sono uno dei maggiori fattori di rischio per l'infarto e altre malattie cardiovascolari. Per questo sono stati fatti numerosi studi scientifici su tutto ciò che può avere influenza sulla circolazione di grassi nel sangue.
Tra l'altro è stato scoperto che l'attività fisica può avere un'influenza importante, non solo perché riduce il colesterolo totale, ma anche perché abbassa la quota del cosiddetto colesterolo cattivo (LDL); inoltre riduce nettamente i trigliceridi e invece fa aumentare il cosiddetto colesterolo buono (HDL), che viene chiamato lo spazzino delle arterie perché contribuisce a mantenerle pulite ed elastiche e quindi meno soggette al processo di aterosclerosi.
Aiuta anche a smettere di fumare
Anche smettere di fumare diventa più facile se contemporaneamente si inizia una pratica sportiva aerobica. E la spiegazione non è solo psicologica. Non si tratta infatti solo della volontà di vivere in modo più sano, di cambiare abitudini, propria di chi si accosta allo sport: vi sono anche motivi strettamente fisiologici. La corsa e l’attività fisica prolungata riescono ad aumentare la produzione di oppioidi endogeni: in particolare le endorfine. Queste sostanze hanno due effetti: il primo è un’azione analgesica (cioè contro il dolore), il secondo provoca una serie di sensazioni piacevoli. Esiste, ed è stata descritta, una specie di “euforia da corsa”, che probabilmente è legata alla produzione delle endorfine.
Questo effetto può essere molto importante per chi è impegnato nella lotta contro l'abitudine al fumo. Infatti, una produzione endogena delle endorfine può sostituire gli effetti di una tossicodipendenza negativa (anche il fumo di sigaretta stimola la produzione di endorfine). Chi cerca di smettere di fumare, oltre ad avere la carenza di nicotina, ha anche quella di endorfine, che induce a riprendere il fumo per sentirsi meglio.
Sentirsi meglio
Queste considerazioni sulle endorfine ci portano a considerare un altro aspetto importante dell'esercizio fisico, ossia quello che con termine tecnico si chiama: miglioramento del tono dell'umore. Gli aspetti psicologici sono considerati sempre di più come un fattore determinante sia per evitare una malattia di cuore, sia per riprendersi in fretta e bene dopo averla avuta. Modificare abitudini di vita troppo sedentarie può avere un effetto sorprendente, solo perché aiuta a scaricare lo stress, ma anche e soprattutto perché consente di avere un approccio più attivo e positivo nei confronti dei problemi di tutti i giorni. In pratica, fare sport o comunque attività fisica rafforza l'autostima, quella visione positiva di se stessi e della propria vita, considerato da molti un fattore decisivo per la buona salute e la longevità.
Nella riabilitazione cardiologica
L’attività fisica è estremamente importante per il recupero della buona funzionalità del cuore dopo un evento grave come l'infarto, l'applicazione di un bypass o comunque un intervento cardiochirurgico. Esercizi fisici fanno parte quindi dei programmi di riabilitazione cardiologica, che è una delle grandi novità della cardiologia degli ultimi decenni. È proprio grazie alla riabilitrazione, infatti, che oggi si può tornare a condurre una vita normale dopo aver superato eventi anche gravi per il cuore.
In questi casi, però l'attività va svolta con un rigoroso e costante controllo medico. Il programma fisico viene stabilito sulla base di una serie di esami sotto sforzo, come l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma.
Il paziente viene sottoposto a un test da sforzo per valutare la soglia fino a cui si può spingere di esercizio fisico: vengono misurati la frequenza cardiaca e i valori di pressione mentre cammina. Sulla base di queste valutazioni, verrà improntato un programma di attività fisica che copre tutta la degenza, con un buon impegno fisico, per migliorare la capacità cardiaca e muscolare dell’organismo. I progressi ottenuti alla fine di questo periodo possono essere valutati confrontando il test fatto all'inizio del programma con quello fatto alla fine. La riabilitazione viene insegnata dai terapisti attraverso l’uso di attrezzature come il tappeto rotante e la cyclette, che vengono abbinate a cardiofrequenzimetri secondo una scala di intensità di sforzo personalizzata, prescritta dal cardiologo. Durante le sedute di fisioterapia il paziente viene controllato mediante telemetria, un elettrocardiogramma monitorato tramite una centralina a distanza.
L’attività fisica educata si può svolgere anche su un percorso-vita costituito da attrezzi e tabelloni illustrativi opportunamente disposti in un parco o in un ambiente esterno ricco di vegetazione.

mercoledì 23 gennaio 2013


LA RIABILITAZIONE “A CASA”


PRESSO IL NOSTRO STUDIO DIAMO CONSIGLI PRATICI, COME EFFETTUARE LA FISIOTERAPIA A CASA CON MEZZI MOLTO SEMPLICI




Chi ha detto che per svolgere una corretta riabilitazione funzionale sono assolutamente necessarie apparecchiature sofisticate e attrezzi …? Chi ha detto che non è possibile ottenere un ottimo risultato a casa e usando oggetti di uso quotidiano? Vediamo in questo articolo come sia possibile svolgere un programma di riabilitazione utilizzando oggetti comuni e di uso quotidiano e, soprattutto, usando la fantasia …
IL FISIOTERAPISTA ...


domenica 20 gennaio 2013


Trigger Points e trattamento


PER IL TRATTAMENTO DEI TRIGGER POINTS, CONSULTARE IL NOSTRO STUDIO



ITrigger points also cause symptoms as diverse as dizziness, earaches, sinusitis, nausea, heartburn, false heart pain, heart arrhythmia, genital pain, and numbness in the hands and feet. Trigger points sono  la causa di   ulteriori  sintomi    quali  vertigini, otiti, sinusite, nausea, bruciore di stomaco,  appendicite acuta,   dolore al petto e al braccio, aritmia cardiaca, dolore genitale  e intorpidimento alle mani e ai piedi. Even fibromyalgia may have its beginnings with myofascial trigger points. Questi sintomi sono gli stessi  riscontrati nelle fibromi algia; difatti, la fibromialgia può avere il suo  esordio con un punto trigger mio fasciale trascurato e non trattato.
Questi sintomi coesistono nei fenomeni di reclutamento  dei trigger points satelliti e secondari   che sembrano controllati del sistema nervoso autonomo (S.N.A.) (simpatico e parasimpatico). Infatti il S.N.A.    controlla l’attività dei visceri, cuore, ghiandole, vasi sanguigni, muscolatura liscia. Le afferenze degli stimoli nocicettivi , somatici e viscerali,  possono formare archi riflessi a livello del midollo e dare un dolore riferito   in un area lontana detta  “bersaglio”   come il dolore alla spalla causato dall’ angina pectoris, oppure il dolore al dorso della  mano    causato da un trauma locale o da una  epicondilite   nel “gomito del tennista” .   Nel caso in cui vi sia incertezza sul rapporto tra trigger point e area bersaglio, il blocco del T.P. attraverso l’infiltrazione di anestetico locale,  può   assumere un valore diagnostico.

sabato 22 dicembre 2012







Pubalgia




La pubalgià è una dolorosa problematica molto conosciuta in soprattutto tra gli sportivi e che coinvolge gli adduttori fino ad arrivare alla regione addominale.Pubalgia cosa èQuali sono i sintomi della pubalgia? Esistono cure per la pubalgia? La pubalgia, detta anche sindrome retto-adduttoria è rappresentata da una patologia dolorosa interessa la regione pubica, la pubalgia colpisce frequentemente soggetti sportivi ed è causata da una degenerazione dell’inserzione dei tendini dei muscoli adduttori e addominali, che si collegano all’osso del pube.



FATTORI SCATENANTI DELLA PUBALGIA:




I fattori che determinano la pubalgia sono i ripetuti microtraumi ed il sovraccarico funzionale continuo, caratteristico di alcuni gesti atletici, propri di determinati sport.
Ed anche alcune patologie rendono particolarmente vulnerabile il sistema muscolo-tendineo, diminuendo la resistenza meccanica, quindi anche sollecitazioni modeste sono in grado, nel tempo, di determinare una patologia tendinea cronica.
Parliamo di malattie del sistema metabolico, come il diabete, o le patologie reumatiche.
Più frequenti sono le cause meccaniche che alterano gli equilibri muscolari e tendinei, rendendo più suscettibili ai microtraumi le regioni inserzionali.

POSSIBILI CAUSE DELLA PUBALGIA

In particolar modo citiamo come cause anche le alterazioni della colonna dorsale e lombare, sia strutturali che posturali: le scoliosi, le iperlordosi e le rigidità determinano un disequilibrio tra i muscoli che prendono inserzione a livello del pube, favorendo l’insorgenza dellapubalgia.
Anche le malformazioni del ginocchio come il varismo, o la dismetria degli arti inferiori che crea uno slivellamento del bacino o le patologie dell’articolazione dell’anca sono responsabili di un’alterata meccanica muscolare.
Oltre questi fattori strutturali, si devono prendere in considerazione le lesioni che interessano articolazioni come la tibio-tarsica e il ginocchio, in seguito alle quali spesso si altera, anche per lunghi periodi di tempo, la dinamica del cammino e della corsa, con conseguente sovraccarico funzionale.

SINTOMI PUBALGIA

La sintomatologia più classica è rappresentata dal dolore in regione pubica, che varia la sua intensità da un semplice “fastidio” che compare in seguito alla sollecitazione estrema delle strutture tendinee, sino ad arrivare ad un’intensità tale da interferire con le attività quotidiane della persona, disturbando persino il sonno.
L’atleta spesso accusa la sintomatologia algica in seguito ad un allenamento intenso o una gara, altre volte il dolore è presente prima della prestazione e scompare in seguito al riscaldamento, per poi ripresentarsi più acuto con la persistenza del carico; nei casi più gravi impedisce la prestazione stessa.

DIAGNOSI PUBALGIA

Per effettuare una diagnosi corretta lo specialista dovrà escludere che vi siano altre patologie che abbiano una sintomatologia simile.
Gli esami strumentali generalmente utilizzati per confermare il sospetto diagnostico sono la radiografia del bacino, l’ecografia muscolo-tendinea e la risonanza magnetica.

TRATTAMENTO DELLA PUBALGIA

Il trattamento della sindrome retto-adduttoria non è semplice, spesso la sintomatologia cronicizza e l’esigenza di una ripresa rapida dell’attività sportiva non è compatibile con una completa guarigione.
La terapia sarà mirata principalmente a correggere le cause meccaniche : migliorare le posture, ridurre le eccessive dismetrie e correggere i carichi patologici con plantari su misura.
L’atleta colpito da pubalgia dovrebbe osservare un riposo assoluto solo per pochi giorni; in alcuni casi è utile l’assunzione di farmaci antinfiammatori; la crioterapia locale a intermittenza riduce la sintomatologia algica e migliora la compliance del paziente.
Il riposo dovrà quindi divenire "attivo": si prevede un’astensione temporanea dall’attività sportiva agonistica associata ad un adeguato programma riabilitativo mirato al recupero funzionale e la ripresa del gesto atletico. Nel nostro studio applichiamo tecniche per la risoluzione della pubalgia.

venerdì 21 dicembre 2012

SINDROME DI RAYNAUD



Sindrome di Raynaud


Nel nostro studio, come  trattiamo la sindrome di Raynaud con la fisioterapia, per info. contattarci.

venerdì 7 dicembre 2012


L'attività fisica



 Introduzione

Nella battaglia per il controllo del peso e per la salute in genere, si è dedicata molta attenzione al tipo e alla quantità di cibi e di bevande che si consumano, ma meno alla quantità di energia che si brucia con l’attività fisica. I due fattori sono tuttavia strettamente correlati. A differenza dei nostri antenati, normalmente non abbiamo bisogno di spendere molte energie per procurarci il cibo. Grazie al trasporto motorizzato, all’automazione e alle apparecchiature che permettono un risparmio di manodopera, i progressi tecnologici hanno determinato, per la maggior parte delle persone, una riduzione delle occasioni di dispendio energetico. È stato dimostrato che circa il 70% della popolazione dei Paesi occidentalizzati non ha un livello di attività sufficiente a mantenere uno stato di salute e un peso ottimale.

 Che cosa si intende per "attività fisica"?

Attività fisica, esercizio fisico, forma fisica sono tutti termini abitualmente utilizzati per riferirsi ad una vita attiva. In termini scientifici, tuttavia, queste definizioni hanno un significato leggermente diverso. Nella seguente tabella sono riportati i termini di uso corrente.

Attività
fisica
Comprende tutti i movimenti del corpo che comportano un dispendio energetico. Sono comprese le attività quotidiane come le faccende domestiche, la spesa, il lavoro.
Esercizio fisicoComprende i movimenti ripetitivi programmati e strutturati specificamente destinati al miglioramento della forma fisica e della salute.
SportAttività fisica che comporta situazioni competitive strutturate e sottoposte a regole. In molti Paesi europei, il termine “sport” comprende anche vari tipi di attività ed esercizio fisico effettuati nel tempo libero.
Forma fisicaUna serie di attributi quali resistenza, mobilità e forza correlati alla capacità di praticare attività fisica.

Il termine “attività fisica” si riferisce a tutta l’energia che si brucia con il movimento. Si tratta principalmente delle attività di tutti i giorni che comportano il movimento del corpo, come camminare, andare in bicicletta, salire le scale, fare i lavori di casa e la spesa, molte delle quali rappresentano una componente secondaria della nostra routine. L’esercizio fisico, invece, è un tentativo programmato e intenzionale, almeno in parte, atto a migliorare la forma fisica e la salute. Può comprendere attività come camminare a ritmo sostenuto, andare in bicicletta, fare ginnastica aerobica ed anche gli hobby di natura attiva, come il giardinaggio e gli sport competitivi.
La forma fisica dipende principalmente dalla quantità di movimento che si fa, ma entrano in gioco anche fattori genetici. Bisogna però aggiungere che alcuni fortunati individui hanno una forma fisica e un’attitudine naturale ad eccellere in determinate attività. È una caratteristica che si manifesta in modo più evidente negli sport competitivi, come la corsa sulla lunga distanza o il sollevamento pesi, in cui gli atleti migliori hanno spesso un vantaggio genetico. Il punto importante da ricordare, tuttavia, è che le prove raccolte finora dimostrano una correlazione tra salute e pratica regolare di attività fisica (più che qualsiasi componente o dote fisica ereditaria). Questo significa che chiunque, naturalmente dotato dal punto di vista atletico o meno, può trarre benefici da una maggiore attività fisica.




 Quali sono i benefici dell’attività fisica?

I benefici dell’attività fisica sono numerosi, dalla riduzione del rischio di alcune malattie e stati patologici al miglioramento della salute mentale.

 Cardiopatie coronariche e ictus

La cardiopatia coronarica (CHD, dall’inglese Coronary Heart Desease) è la principale causa di mortalità in Europa. Uno stile di vita attivo ed un livello almeno moderatamente elevato di attività aerobica possono dimezzare le probabilità di contrarre una malattia cardiaca grave o addirittura di morire a causa di questa patologia. I benefici dell’esercizio fisico sulla salute del cuore si avvertono già con un livello moderato di attività, anche se i vantaggi maggiori si notano quando gli individui sedentari incominciano a fare un po’ di movimento. Camminare e andare in bicicletta regolarmente oppure svolgere quattro ore di attività ricreativa alla settimana sono tutte attività associate ad una riduzione del rischio di cardiopatia coronarica. È stato anche dimostrato che l’attività fisica favorisce la ripresa dopo una malattia cardiaca e che i programmi di riabilitazione cardiaca basata sulla ginnastica sono efficaci nella riduzione dell’incidenza della mortalità. Gli effetti dell’attività fisica sull’ictus sono meno chiari e i dati rilevati dagli studi non sono coerenti.

 Obesità e sovrappeso

Mantenere il peso forma è questione di apporto energetico e dispendio energetico. Quando, per un certo periodo di tempo, l’apporto di energia è superiore al dispendio, si sviluppano sovrappeso e obesità. Si ritiene che l’obesità sia una conseguenza diretta dei cambiamenti che hanno rivoluzionato il nostro ambiente, tra cui la crescente diffusione di apparecchiature automatizzate, del trasporto motorizzato e del tempo passato davanti al video (tv, giochi elettronici, Internet) e la maggior facilità di accesso ad alimenti ricchi di calorie ad un costo ridotto. Negli ultimi 20 anni, l’incidenza dell’obesità è triplicata e attualmente, nei Paesi europei, il 10-20% degli uomini e il 10-25% delle donne sono obesi (Indice massa corporea >30). Sono sempre di più le prove del fatto che una delle principali cause di questa tendenza sia la riduzione dei livelli di attività fisica.

Vari studi dimostrano i benefici di uno stile di vita attivo e sano nella prevenzione dell’obesità. In particolare, sembra che l’attività possa mettere al riparo dall’aumento di peso fisiologico della mezza età.

Nelle persone che sono già in sovrappeso o obese, l’esercizio fisico, abbinato ad una dieta a basso contenuto energetico (calorico), può favorire il calo di peso e migliorare la composizione corporea preservando il tessuto muscolare e incrementando la perdita di grasso. L’attività fisica è anche efficace nella riduzione dell’adiposità addominale, tipica della cosiddetta "forma a mela" (in cui il grasso si deposita intorno allo stomaco e al torace), che è maggiormente correlata ad un aumento del rischio di diabete e di cardiopatie coronariche. Le persone che fanno esercizio fisico con costanza hanno maggiori probabilità di mantenere l’eventuale perdita di peso nel lungo periodo.

Il principale vantaggio dell’attività fisica per i soggetti obesi è probabilmente l’effetto sul loro profilo di rischio sanitario. È stato dimostrato che, mantenendo l’attività e la forma fisica, gli obesi possono ridurre il rischio di malattie cardiache e diabete a livelli analoghi a quelli delle persone con un peso normale. Questo induce a pensare che il fatto di essere grassi non sia nocivo alla salute, a condizione di mantenersi in forma.

 Diabete

L’incidenza del diabete di tipo 2 ha registrato un rapido aumento. La tendenza è stata spesso attribuita all’incremento dell’obesità, ma molte prove dimostrano che anche l’inattività è un fattore di rischio.
Gli studi evidenziano, nei soggetti più attivi, una riduzione del 30-50% del rischio di sviluppare il diabete rispetto ai loro coetanei sedentari. È stato dimostrato che l’esercizio fisico ritarda, e forse evita, l’intolleranza al glucosio che si trasforma in diabete e presenta anche vantaggi per le persone a cui la malattia è già stata diagnosticata. Alcuni studi specifici hanno dimostrato che svolgere esercizio fisico, come camminare o andare in bicicletta, praticato tre volte alla settimana per 30-40 minuti, può determinare piccoli ma significativi miglioramenti nel controllo della glicemia (zucchero nel sangue) nei pazienti diabetici.

 Cancro

Apparentemente il movimento abbassa le probabilità di contrarre alcune forme di cancro e la miglior difesa sembra essere un’attività da moderata ad intensa. L’attività fisica, per esempio, riduce del 40-50% il rischio di sviluppare il cancro al colon o al retto. L’attività fisica potrebbe anche influire su altri tipi di cancro ma si stanno ancora raccogliendo evidenze in questo campo.

 Salute dei muscoli e delle ossa

Un’attività fisica regolare può esercitare un’azione benefica sui disturbi e sulle malattie che colpiscono i muscoli e le ossa (quali osteoartrite, dolori lombari e osteoporosi). Gli esercizi di allenamento rafforzano muscoli, tendini e legamenti e migliorano la densità delle ossa. I dati dimostrano che i programmi di attività fisica mirati al rafforzamento muscolare aiutano gli anziani a mantenere l’equilibrio, con una conseguente riduzione delle eventuali cadute.

L’esercizio fisico può anche essere efficace nella prevenzione dei dolori lombari e riduce la ricomparsa di problemi alla schiena. Non è chiaro, tuttavia, quale sia il tipo di esercizio più adatto per questo tipo di dolori. Non vi sono prove del ruolo dell’attività fisica nella prevenzione dell’osteoartrite, ma è dimostrato che camminare con regolarità riduce il dolore, la rigidità e la disabilità e migliora la robustezza, la mobilità e la qualità della vita in genere.

I programmi di allenamento (che prevedono l’abbinamento di pesistica ad un’attività fisica da moderata ad intensa) possono incrementare la densità di minerali nelle ossa e le dimensioni delle stesse negli adolescenti, contribuire a mantenere tali livelli negli adulti e rallentarne il declino nella terza età. Possono anche contribuire alla prevenzione dell’osteoporosi ma non possono migliorare questa patologia, una volta sviluppata.

 Salute mentale

Diversi studi specifici hanno dimostrato che l’attività fisica può ridurre la depressione clinica e può avere la stessa efficacia delle cure tradizionali, come la psicoterapia. L’attività fisica regolare, nell’arco di diversi anni, può anche ridurre il rischio di ricomparsa della depressione.

È stato inoltre dimostrato che il movimento migliora il benessere psicologico delle persone che non soffrono di disturbi mentali. Numerosi studi hanno documentato un miglioramento del benessere, dell’umore, delle emozioni e della percezione di se stessi in termini di aspetto fisico, apprezzamento del proprio corpo e autostima.

Inoltre, sia l’attività sporadica che i programmi di allenamento riducono l’ansia, migliorano la reazione allo stress e la qualità e la durata del sonno. È stato anche dimostrato che l’esercizio fisico migliora vari aspetti della funzionalità mentale quali la capacità di prendere decisioni, di pianificare e la memoria a breve termine.

L’attività fisica sembra essere particolarmente salutare nelle persone più anziane perché può contribuire a ridurre il rischio di demenza e dell’insorgere della patologia di Alzheimer.




 Quali sono i costi dell’inattività?

Il corpo umano è fatto per muoversi e lo stile di vita sedentario è stato messo in relazione con le malattie e la morte prematura. Uno studio effettuato su 44 ricerche ha rivelato che i soggetti che mantengono un ragionevole livello di attività, in particolare nella mezza età e nella terza età, hanno due volte più probabilità di evitare una morte precoce e di contrarre malattie gravi rispetto agli individui sedentari. Gli effetti benefici per la salute sono simili a quelli che si ottengono evitando di fumare e l’inattività è attualmente riconosciuta come fattore di rischio di malattia cardiaca.


 Quali sono i rischi associati all’attività fisica?

Non esistono azioni esenti da rischi e l’esercizio fisico non fa eccezione. Durante l’attività fisica intensa, per esempio, il rischio di morte cardiaca improvvisa si moltiplica per 5 nelle persone in forma e per 56 in quelle non allenate. Vi è anche un incremento del rischio di infortuni, in particolare ai piedi, alle caviglie e alle ginocchia, associati alla pratica di esercizi o sport particolarmente impegnativi. Infine, la stampa ha dedicato molta attenzione alla "dipendenza da sport" nella quale l’attività fisica diventa una sorta di “dipendenza”, a detrimento di altri aspetti della vita come il lavoro e i rapporti sociali. Benché sia stata identificata una sindrome da dipendenza da sport, si tratta di una patologia estremamente rara e generalmente associata ad altri problemi mentali come anoressia nervosa, nevrosi e disturbi ossessivo-compulsivi.

 Di quanta attività fisica abbiamo bisogno?

Per molti anni, i promotori dell’attività fisica e della salute pubblica hanno seguito linee guida di allenamento per migliorare la forma dal punto di vista cardiovascolare che prevedevano un esercizio piuttosto intenso, con un lavoro continuo dei grandi gruppi muscolari per almeno 20 minuti, a ritmo sostenuto (equivalente al 60-80% della frequenza cardiaca massima). Sfortunatamente, questo livello di esercizio fisico si è rivelato troppo difficile da perseguire per la maggioranza delle persone che rischiavano così di rimanere del tutto inattive.

Le più recenti raccomandazioni provenienti dagli USA e dal Regno Unito suggeriscono periodi regolari di attività con un moderato livello di intensità. Si ritiene che questo tipo di movimento, per esempio una camminata a passo sostenuto, sia praticabile per una percentuale molto più elevata della popolazione, poiché può essere ragionevolmente inserito nelle abitudini quotidiane e richiede un minor sforzo fisico. Una passeggiata di 20 minuti a ritmo veloce determina una differenza di 5 kg all’anno e, per la maggior parte delle persone, comporta un miglioramento della forma cardiovascolare e altri vantaggi fisici e mentali. Le attuali raccomandazioni consigliano di camminare di buon passo per 30 minuti, tutti, o quasi tutti, i giorni. In base alle prove raccolte, la stessa quantità di movimento suddivisa in due o tre periodi più brevi, potrebbe essere quasi altrettanto efficace e anche più gestibile nella quotidianità.

A seconda del tipo e dell’intensità, il movimento migliora fattori diversi della salute e della forma fisica. Per esempio, una tranquilla passeggiata all’ora di pranzo, pur non essendo abbastanza intensa per migliorare la circolazione, può rappresentare un salutare stacco dal lavoro, migliorare l’umore e ridurre lo stress, contribuendo anche al controllo del peso. Per chi non ama l’esercizio fisico programmato o non riesce a praticarlo, può essere altrettanto utile evitare o ridurre le attività sedentarie, come guardare la televisione. Per ottenere i massimi benefici per tutte le parti del corpo, sono però anche necessari esercizi specifici di rafforzamento e stiramento, particolarmente importanti per gli anziani.

Il consiglio di fare movimento con moderazione non annulla naturalmente la validità degli ulteriori benefici che un’attività fisica più intensa può portare, in particolare in termini di miglioramento della salute cardiaca e del metabolismo del glucosio.

Le raccomandazioni del “Quebec Consensus Statement on Physical Activity, Health and Well-Being” forniscono utili linee guida su questo argomento.

L’attività fisica deve:

  • interessare grandi gruppi muscolari
  • imporre un impegno fisico superiore alla norma
  • comportare un dispendio energetico totale di almeno 700 kcal alla settimana
  • essere effettuata con regolarità e possibilmente ogni giorno

In pratica, nella maggior parte degli adulti, un esercizio regolare a ritmo sostenuto, per esempio camminare velocemente per 20-30 minuti, è sufficiente a soddisfare tali requisiti.

Per ottimizzare i benefici per la salute, l’attività fisica deve:

  • comprendere periodi di attività intensa
  • includere attività fisiche diverse
  • allenare la maggior parte dei muscoli del corpo, compresi tronco e parte superiore del corpo
  • bruciare fino a 2.000 kcal alla settimana
  • essere praticata per tutta la vita
  •  Conclusioni
Diventando più attivi, si riduce il rischio di morte precoce per malattie cardiache, di contrarre alcune forme di cancro e il diabete, si tiene sotto controllo il peso con maggior efficacia, si aumenta la resistenza al lavoro fisico e si migliora la salute dei muscoli e delle ossa. Vi sono anche buone probabilità di migliorare il benessere psicofisico e la qualità della vita. In base alle prove che si stanno raccogliendo, non solo l’attività fisica regolare “aggiunge anni alla nostra vita”, ma “aggiunge vita ai nostri anni”.


sabato 21 luglio 2012


L'impingement di spalla

La sindrome da impingement o sindrome da conflitto sub acromiale
L’articolazione della spalla è, composto da omero scapola e clavicola e si raccorda in due articolazioni fondamentali: la gleno-omerale e l'acromion-claveare.
La cuffia dei rotatori è un gruppo muscolare formato da quattro muscoli: il sovraspinato il sottospinato, il piccolo rotondo ed il sottoscapolare. Quando tali muscoli si contraggono determinano l’innalzamento, la rotazione interna o quella esterna del braccio. Il tendine superiore della cuffia dei rotatori, cioè il tendine del muscolo sovraspinato, passa al di sotto dell'osso che svolge rappresenta il “tetto”dell'articolazione della spalla, ossia l'acromion



In alcuni soggetti lo spazio tra la superficie inferiore dell'acromion e la testa dell'omero, detto spazio sub-acromiale, risulta essere piuttosto esiguo. I tendini della cuffia dei rotatori e l'annessa borsa ( la borsa sub-acromio-deltoidea, detta anche borsa SAD,un cuscinetto che funge da ammortizzatore tra i tendini ed il sovrastante l'acromion), vengono letteralmente compressi da un movimento “ a schiaccianoci” nei movimenti di abduzione ed elevazione del braccio, dando vita alla cosiddetta sindrome da impingement o sindrome da conflitto sub acromiale. Inoltre, talvolta si presentano delle conformazioni dell’acromion particolarmente prominenti che favoriscono questo meccanismo di conflitto. Questo meccanismo provoca una situazione d’infiammazione cronica dei tendini della cuffia dei rotatori, in particolar modo del sovraspinato, che possono andare incontro a lesioni da usura, anche totali, in prossimità della loro inserzione sulla testa omerale.
La sindrome da conflitto è caratterizzata da importante sintomatologia algica diurna e notturna ed impotenza funzionale. Ne sono colpiti non solamente gli individui anziani, per un fenomeno di degenerazione della cuffia dei rotatori legato all’età, ma anche soggetti giovani praticanti attività sportiva che comportino l’esecuzione sistematica di gesti di elevazione e rotazione del braccio, come i pallavolisti, i tennisti od i nuotatori.
La diagnosi di lesione della cuffia dei rotatori necessita di un accurata valutazione clinica corroborata da un esame di imaging (risonanza magnetica od ecografia). L’esame clinico si basa essenzialmente su di alcuni test specifici che evocano il conflitto meccanico esistente tra i tendini della cuffia e l’acromion della scapola Generalmente la risonanza magnetica o l’ecografia forniscono la prova definitiva dello stato patologico in cui versano dei tendini della cuffia.
Il primo approccio di una sindrome da conflitto è di tipo conservativo e tende a ristabilire un sufficiente spazio sub acromiale contestualmente al rinforzo dei muscoli della cuffia. In caso di fallimento del piano conservativo, occorre prendere in considerazione una possibile risoluzione di tipo chirurgico. L’approccio chirurgico prevede, nel caso di un acromion ispessito o una protuberanza ossea sull'estremità dell'acromion che determina conflitto, una rimozione mediante tecnica chirurgica artroscopica. Nel caso in cui sussista anche una rottura dei tendini della cuffia occorrerà procedere ad una sua ricostruzione. Qualora sia necessario riparare chirurgicamente la cuffia si rende necessaria, in alcuni casi, un’incisione di cinque centimetri subito al di sopra del tendine rotto che era stato precedentemente individuato artroscopicamente.
Dopo interventi di minima la spalla deve essere tenuta a riposo tramite un semplice sistema di sospensione di tipo “sling”. Se invece l’intervento ha dovuto riparare una rottura totale della cuffia dei rotatori, la spalla deve esser totalmente immobilizzata tramite un apposito sospensore, che comunque consente di mobilizzare il gomito, il polso e la mano, pur mantenendo il braccio in una posizione che facilita una buona circolazione e riduce lo stress a livello dei tessuti riparati.
In funzione della tecnica chirurgica utilizzata il programma riabilitativo prevedrà una fase iniziale di massima protezione per consentire la cicatrizzazione dei tessuti riparati, a cui faranno seguito un secondo periodo di mobilizzazione passiva ed un terzo periodo finale basato sulla mobilizzazione attiva ed il rinforzo muscolare. Nei quadri di minore severità il piano riabilitativo ha una durata di due o tre mesi, mentre nei casi di ricostruzione di una rottura massiva della cuffia possono rendersi necessari anche sei mesi. Il successo finale dipende molto dalla determinazione e dalla capacità del paziente nel seguire con la massima compliance suo programma riabilitativo.

venerdì 13 luglio 2012


ERNIA DEL DISCO CERVICALE
L’ernia del disco cervicale è molto meno comune dall’ernia del disco lombare per due ragioni:
 C’è molto meno materiale discale nel tratto cervicale
 Ci sono sostanzialmente meno vettori forza lungo il tratto cervicale
La maggior parte delle ernie del disco cervicale spingeranno in fuori lateralmente nel canale spinale urtando così la radice del nervo esistente al livello inferiore. (ad es. C6 tra C5-C6)


Se lo spazio della radice del nervo (forame) è già compromesso a causa del collasso dello spazio del disco associato o a causa di un becco dell’osso (osteofito), tutto ciò può causare irritazione alla radice del nervo, radiculopatia (dolore del braccio). Se il forame non è eccessivamente compromesso, la radiculopatia può essere risolta in maniera eccellente con dei


Il disco (o disco intervertebrale) è una struttura che si trova tra i corpi della colonna vertebrale dal collo all’osso sacro. Il disco serve come un cuscino e aiuta il movimento del rachide. Un unico disco e i due corpi vertebrali non hanno molta capacità di movimento, comunque, messi insiemi per tutta la lunghezza della colonna vertebrale, l’ammonto di movimento fornito è notevole. Ogni disco è composto di due parti, il nucleo polposo (la parte centrale) e l’annulus fibrosis che forma un anello intorno al nucleo polposo e anche si attacca sopra e sotto i corpi vertebrali.
Diversi problemi con i dischi intervertebrali del collo (dischi cervicali) possono causare diversi sintomi nei pazienti. I due problemi più comunemente visti sono le ernie del disco (protrusioni anormali di una porzione del materiale di disco) e la degenerazione del disco (cambiamenti nel disco dovuto all’anzianità e/o traumi). Ci sono vari corpi vertebrali nel tratto cervicale. I due primi sono abbastanza particolari, mentre i rimanenti sono più simili l’uno all’altro. I livelli più comuni dove avvengono i problemi nel tratto cervicale sono, in ordine di discendenza: C6-C7 (C si riferisce a cervicale e la cifra al numero di corpo vertebrale a partire dall’alto), C5-C6, C7-T1 (qui la T si riferisce alla spina toracica, la parte alla quale le coste si attaccano), C4-C5 e molto raramente C3-C4. La pressione sulla radice del nervo viene definita come radiculopatia cervicale.
Le ernie del disco cervicali possono spingere sul midollo spinale e causare un problema chiamato mielopatia cervicale. Questo gruppo di sintomi differisce dai sintomi causati dalla pressione sulle radici del nervo. In genere, la mielopatia cervicale è un problema più urgente della radiculopatia cervicale.


Il sintomo più comune dell’ernia del disco cervicale è il dolore del collo che s’irradia giù verso il braccio in vari distretti. Il distretto specifico del dolore nel braccio dipende da quale disco è stato coinvolto. Può anche essere associato a parestesia (sensazione di spilli e aghi) e in alcuni casi la debolezza di qualche muscolo del braccio. I pazienti scoprono che girare la testa dal lato opposto del dolore aiuta. L’estendere la testa fa sì che il dolore peggiori, così evitano di guardare in su. Il piegare la testa in giù usualmente da’ qualche sollievo. La maggior parte dei sintomi dell’ernia del disco sono relazionati alla pressione su una radice specifica del nervo. Raramente, ernie del discograndi possono causare pressione sul midollo spinale; questo può diventare un problema chiamato mielopatia cervicale che, a sua volta, può causare tra l’altro la spasticità, che si presenta come problema nel deambulare.


domenica 10 giugno 2012

TERAPIA MANUALE DORSO LOMBARE, OSTEOPATIA





AGGIORNAMENTO 9-10 GIUGNO 2012, PRESSO SALA CONGRESSI HOTEL MAJESTY- BARI







sabato 26 maggio 2012


LA COCCIGODINIA


Il dolore nella zona del coccige è chiamato coccigodinia. La coccigodinia può essere un sintomo (dolore e bruciore) che può variare tra le persone e che può variare con il tempo. Il dolore al coccige descrive un insieme di sintomi (dolore indotto o aggravato dalla posizione seduta), pertanto il sintomo è costituito da una serie di condizioni che possono avere eziopatologie diverse e che richiedono, trattamenti manuali diversi. La coccigodinia può essere conseguenza di traumi, nel 60 – 70 per cento è la caduta sulle natiche, l’instabilità del coccige o lussazione è la causa più frequente di coccigodinia, il coccige si può lussare o diventare ipermobile. In particolare quando il paziente è in posizione seduta, il coccige, tende a curvare più in alto del normale, oppure l’articolazione può sublussare, scivolando indietro. Lo slittamento del coccige trascina e lacera i tessuti circostanti, e causa dolore e infiammazione. A volte, il dolore coccigeo, può dipendere da squilibri della colonna vertebrale, come una patologia lombosacrale, da sforzi ripetuti (negli sportivi) o da interventi chirurgici, e può essere la conseguenza di un’infezione anorettale o di un tumore. In letteratura sono descritti dolori al coccige dovuti a cause psichiche, che rientrano nelle coccigodinie essenziali, più frequenti nella donna, infine, può avere una causa sconosciuta in circa un terzo dei casi. Nel caso di un disallineamento del coccige, è possibile che il sintomo sia causato da una “cattiva” posizione del coccige tra i muscoli del pavimento pelvico, cosi come una rigidità può comportare un danneggiamento dei tessuti circostanti, spesso la disfunzione del coccige in avanti è fonte di dolore. Il dolore è circa 5 volte più frequente nelle donne che negli uomini, forse perchè nella pelvi della donna il coccige è maggiormente esposto. Il paziente può riferire dolore intestinale e nei rapporti sessuali. In alcuni casi il dolore al coccige può essere causato da una sporgenza ossea (spigolo) sul coccige, solitamente la sporgenza è invisibile alle normali radiografie, spesso la diagnosi è costituita dalla RM (verticale) e dall’esame clinico. La sporgenza ossea è posta posteriormente sulla punta del coccige e può essere facilmente palpabile attraverso la pelle e in particolare nei soggetti magri. 

Uno dei fattori che predispongono alla coccigodinia, oltre all’evento traumatico, possiamo ricercarli tra le disfunzioni muscolari dell’insieme perineale del piccolo bacino, e da patologie muscolari relativamente frequenti, come la Sindrome del grande gluteo e la Sindrome del piriforme.



Bacino

Diagnosi
La diagnosi di coccigodinia è costituita dall’es
ame clinico e radiologico, radiologicamente può essere presente una dislocazione dell’osso superiore al 25 per cento e flessione maggiore di venticinque gradi (angolo intercoccigeo), quest’alterazione è più evidente se la radiografia è effettuata in posizione seduta. La diagnosi nei soggetti giovani può giovare di un’ecografia anche per escludere altre cause, come una cisti ossea sacro-coccigea. 

Il pavimento pelvico
Nel trattamento della coccigodinia è fondamentale l’esame rettale dei muscoli e del sistema fasciale che costituiscono il pavimento pelvico per localizzare un gruppo muscolare teso o punti trigger miofasciali. Ildiaframma pelvico è rappresentato da una lamina muscolare, incompleta nell
a porzione mediana, la quale chiude parzialmente in basso il piccolo bacino inserendosi in vicinanza dello stretto inferiore. Appare come una cupola rovesciata presentando una faccia superiore concava e una faccia inferiore convessa. E’ costituito dai muscoli ischio coccigei e dai muscoli elevatori dell’ano e dalle relative fasce. Il muscolo elevatore dell’ano, rappresenta la porzione principale del diaframma pelvico, esso ha una lunga origine laterale che si estende dalla superficie interna del pube, fino alla spina ischiatica. Il diaframma pelvico è rivestito nella sua faccia superiore dalla fascia superiore del diaframma pelvico, dipendente dalla fascia pelvica parietale ed ha rapporto con gli organi del piccolo bacino, i quali trovano in tale muscolo un valido sostegno. Anche nella faccia inferiore esso è rivestito da una fascia connettivale, la fascia inferiore del diaframma pelvico. Tra quest’ultima e la parete laterale della piccola pelvi, occupata dal muscolo otturatore interno, rimane bilateralmente uno spazio a sezione frontale di forma triangolare, detta fossa ischio rettale. In avanti, questo spazio si spinge tra l’elevatore dell’ano e il trigono urogenitale, formando un recesso anteriore o pubico che si riduce progressivamente, sino a terminare in zona pubica. Posteriormente, la fossa ischio rettale continua nello spazio compreso tra l’elevatore dell’ano e il muscolo grande gluteo. Nella parete laterale della fossa ischio rettale, decorrono il nervo e i vasi sanguigni. L’innervazione è garantita dal plesso pudendo, il diaframma, contraendosi, solleva il pavimento pelvico e agisce come costrittore del retto. Il diaframma pelvico forma una sorta di amaca che dà sostegno ai visceri del piccolo bacino, consente il passaggio dell’uretra, della vagina e del canale anale. Esiste una relazione funzionale tra il diaframma pelvico e il diaframma urogenitale attraverso le diverse strutture miofasciali situate nella cavità pelvica inferiore.


Trattamento 

Il trattamento manuale di questa zona pelvica consiste nel trovare dei trigger points delle strutture miofasciali e in particolare del muscolo elevatore dell’ano o dei muscoli coccigei. Il trattamento dei punti trigger include un rilasciamento mio fasciale, un’inibizione e siderazione muscolare attraverso un trattamento manuale. La Sindrome del grande gluteo è dovuta a uno spasmo o a una tensione di questo muscolo che può tirare sul coccige e causare dolore, il dolore può avvenire durante i passaggi posturali dalla posizione seduta alla posizione eretta. La diagnosi avviene attraverso un esame clinico e manuale che permetterà di localizzare lo spasmo muscolare e l’ipomobilità dell’articolazione lombosacrale dallo s
tesso lato del dolore. Il trattamento manuale è mirato al recupero della mobilità articolare del segmento vertebrale lombare e dell’articolazione sacroiliaca, e da un trattamento posturale globale. LaSindrome del piriforme può causare dolore lombosacrale, irradiazione in zona inguinale, nel perineo, nelle natiche e nell’anca. La diagnosi della Sindrome del piriforme avviene attraverso un esame palpatorio dell’aponeurosi del muscolo piramidale e con  test muscolari e di allungamento. Il trattamento manuale prevede un lavoro d’inibizione muscolare con dei pompages. La lussazione del coccige, oltre a creare una sintomatologia in zona lombosacrale e del piccolo bacino, può condizionare negativamente il funzionamento del sistema cranio sacrale e può essere la causa di una serie di sintomi e disfunzioni del sistema nervoso autonomo. La lussazione traumatica del coccige può rappresentare una causa di squilibri neurovegetativi della zona pelvica, visti gli importanti rapporti con gli organi viscerali circostanti (retto, prostata, vescica, Fondo di Douglas nella donna), alterare l’equilibrio fisiologico del canale durale che può trasmettersi su altre strutture della dura madre e interessare addirittura le membrane intracraniche. La tensione della dura può raggiungere  la membrana cerebellare e generare una cefalea di tipo occipitale, esiste una relazione di causa ed effetto tra la disfunzione somatica del coccige e il sintomo cefalgico. Iltrattamento manuale e osteopatico della coccigodinia deve considerare il sintomo algico in un ambito globale e mai analitico, cosi come può prevedere, da caso a caso, una tecnica osteopatica anorettale diretta, che spesso produce ottimi risultati con un meccanismo di azione legato all’interruzione di un arco doloroso riflesso a livello locale. La manovra, se è il caso, può essere ripetuta altre due o tre volte a distanza di qualche giorno. L’efficacia della manipolazione diretta del coccige è dovuta a un rilasciamento della contrattura dei muscoli elevatori, che sono considerati un elemento importante della coccigodinia. Inoltre questa manipolazione del coccige agisce secondariamente sull’articolazione sacroiliaca, che gioca un ruolo fondamentale in questa patologia.